Si tratta di un termine diffuso ma ancora poco conosciuto. Quando si parla di energia prodotta da biomassa c’è ancora molta confusione, oggi però cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Cosa s’intende per biomasse
Con questo termine si indicano tutti quei materiali di origine biologica, provenienti, per la maggior parte, dalle attività agricole. Tali materiali, attraverso vari procedimenti, possono arrivare a produrre combustibili, energia elettrica o termica.
Nelle biomasse troviamo: legna, sterpaglie e residui di potatura, scarti dell’industria alimentare, liquidi reflui degli allevamenti, alghe, rifiuti organici (quelli che si buttano nei bidoni marroni) e determinate piante coltivate proprio per la produzione di energia (in particolare pioppi). Questi materiali, attraverso procedimenti diversi, si utilizzano, principalmente per ottenere 3 prodotti:
- Biofuel: produzione di carburanti biologici. Bioetanolo, biodisel, oli vegetali e idrocarburi sintetici si possono ottenere tramite fermentazione o spremitura.
- Biopower: generazione di energia termica o elettrica. Questo tipo di energia si ottiene bruciando legna o pellet in impianti di cogenerazione.
- Biogas: gas che si utilizza per la produzione diretta di energia o combustibile. Si ottiene attraverso la digestione anaerobica. Una fermentazione controllata produce un biogas che contiene fino al 70% di metano.
Le biomasse hanno svantaggi?
Come tutte le cose, ovviamente, sì! Principalmente, la produzione di energie da biomasse è limitata dalla ridotta presenza di spazi per la coltivazione: senza produzioni molto elevate di materia prima, i costi da sostenere diventano troppo alti e, di conseguenza, poco competitivi. Inoltre la massificazione di coltivazioni bioenergetiche potrebbe essere negativa per l’agricoltura alimentare perché sottrarrebbe acqua e terra. Questo però, è vero solo se ci limitiamo alle coltivazioni destinate esclusivamente alla produzione di energia.
L’energia dia biomassa, in fatti, si può estrarre, in gran parte, da scarti della produzione alimentare, agricola, forestale e umana, di conseguenza il problema delle coltivazioni diventa marginale. L’unica differenza nasce dal fatto che un prodotto coltivato esclusivamente per la produzione di energie da biomasse, non ha bisogno di nessun genere di trattamento mentre, nel caso delle altri fonti, bisogna ricorrere ad una “selezione”.
I vantaggi delle biomasse
I vantaggi di questa tecnica sono molto più numerosi degli svantaggi e, soprattutto, sono reali. La trasformazione, infatti, non richiede particolari tecnologie costose; può essere prodotta ovunque; non ha un elevato grado d’inquinamento; sfrutta risorse naturali e scarti; dalla loro lavorazione si ottengono anche sottoprodotti come i fertilizzati; è tra le fonte più pulite che esistano. Attualmente l’Italia è tra i paesi potenzialmente più indirizzati all’uso di energie provenienti da biomasse e speriamo che la produzione aumenti fino a ridurre drasticamente la dipendenza dal petrolio.