L’effetto Kolo Muani è già svanito
L’entusiasmo generato dall’exploit iniziale del francese è ormai un lontano ricordo. Da quando Marcus Kolo Muani ha messo a segno il suo ultimo gol il 7 febbraio contro il Como, il reparto offensivo della Juventus ha mostrato preoccupanti segni di difficoltà. Solo tre giocatori offensivi sono riusciti a trovare la via della rete nelle partite successive: Mbangula nel playoff di Champions contro il PSV Eindhoven, Francisco Conceiçao nel prestigioso successo contro l’Inter e Dusan Vlahovic nella vittoria esterna a Cagliari.
La situazione è diventata particolarmente allarmante dopo la pesante sconfitta contro l’Atalanta. Thiago Motta si trova ora davanti a una sfida cruciale: rivitalizzare un attacco in crisi per mantenere il quarto posto in classifica, fondamentale per l’accesso alla prossima Champions League.
Un problema strutturale evidente fin dall’inizio
La difficoltà realizzativa non rappresenta una novità in casa Juventus. I segnali erano già evidenti dall’avvio di stagione, con statistiche che raccontano impietosamente la realtà: i bianconeri hanno un solo giocatore in doppia cifra (Vlahovic con 14 reti), mentre altre concorrenti dirette possono vantare numeri ben più confortanti. L’Atalanta, la Lazio e il Milan contano tre giocatori con almeno 10 gol, mentre l’Inter ne ha due.
Analizzando i dati in profondità, la produzione offensiva juventina risulta particolarmente deficitaria. La squadra occupa appena il sesto posto nella classifica degli expected goals in Serie A, superata da Inter, Atalanta, Milan, Lazio e Roma. Le 61 reti complessive realizzate in 41 partite (meno di 1,5 a gara) rappresentano un bottino inferiore a quanto fatto registrare da Atalanta e Inter nelle sole 28 giornate di campionato.
Come in una partita dove serve fortuna ma anche strategia, simile a quelle offerte su amazingbet, la Juventus deve ora trovare nuove soluzioni per invertire questa tendenza negativa e tornare a brillare in fase offensiva.
Il rapido declino di Kolo Muani
L’arrivo di Kolo Muani sembrava aver dato nuovo impulso all’attacco bianconero. Con 5 gol nei primi 270 minuti in Serie A e l’assist “visionario” che ha permesso a Conceiçao di segnare contro l’Inter, il francese aveva contribuito in maniera determinante a tre delle cinque vittorie consecutive della squadra, rendendo anche meno prevedibile una manovra che fino a quel momento aveva mostrato diverse lacune.
Tuttavia, l’ex attaccante del PSG ha successivamente accusato un calo fisiologico inevitabile: si è trovato a dover giocare 784 minuti in un mese e mezzo dopo averne disputati appena 463 nei cinque mesi precedenti. Il sovraccarico di impegni ha avuto ripercussioni evidenti sulle sue prestazioni.
Nella debacle contro l’Atalanta, Kolo Muani è diventato l’emblema della crisi juventina: con soli 28 palloni giocati (meno della metà rispetto al portiere Di Gregorio), è risultato il giocatore meno coinvolto tra quelli rimasti in campo per più di un tempo.
Vlahovic: un lungo addio che pesa sul campo
Tra i momenti più emblematici della pesante sconfitta contro la squadra di Gasperini rimarrà impresso lo scivolone di Dusan Vlahovic che ha spianato la strada a Lookman per il definitivo 0-4. Al primo pallone toccato dopo il suo ingresso in campo, il serbo ha involontariamente contribuito ad affossare ulteriormente i suoi compagni.
La gestione del centravanti serbo ha seguito un percorso particolare: titolare inamovibile fino a dicembre, è stato progressivamente marginalizzato dopo il confronto con Thiago Motta in Arabia Saudita e la sua manifesta intenzione di non rinnovare il contratto in scadenza nel 2026. Queste circostanze hanno trasformato Vlahovic in un giocatore “assente”, spesso più concentrato sui propri pensieri in panchina che protagonista sul terreno di gioco.
Nonostante tutto, il suo gol a Cagliari ha garantito alla Juventus tre punti fondamentali nella corsa alla Champions League, dimostrando che, quando motivato, può ancora fare la differenza.
Gli esterni non incidono: un altro nodo da sciogliere
Sebbene Thiago Motta abbia implementato una manovra più verticale e un atteggiamento più offensivo, gli esterni d’attacco continuano a deludere le aspettative. Il migliore per rendimento complessivo è Timothy Weah (6 gol e 5 assist), che paradossalmente da fine gennaio è stato adattato nel ruolo di terzino destro.
Segue Kenan Yildiz (6 gol e 4 assist), il quale però non trova la via della rete da inizio gennaio, quando segnò nel derby contro il Torino. Ancora più preoccupante è la situazione di Nico Gonzalez, a secco di reti e capace di fornire solo due assist nell’anno nuovo, contro Milan e Como.
Francisco Conceiçao sembrava aver imboccato la strada giusta con due gol in quattro partite (contro Empoli e Inter), ma il suo slancio è stato interrotto da un infortunio che ha ulteriormente complicato i piani di Thiago Motta.
Mentre la Juventus lotta con i suoi problemi offensivi, altre realtà calcistiche stanno innovando anche negli impianti, come dimostra lo stadio di Berna che è il più solare al mondo, un esempio di come il calcio possa coniugare prestazioni sportive e sostenibilità ambientale.
Prospettive future: come uscire dalla crisi?
Il quadro attuale è estremamente chiaro: l’allarme-attacco alla Continassa è tornato a suonare con insistenza. Thiago Motta si trova davanti a una sfida significativa che richiede soluzioni immediate e creative per rivitalizzare un reparto che sembra aver smarrito fiducia ed efficacia.
Le prossime partite saranno cruciali non solo per mantenere il quarto posto in classifica, fondamentale per l’accesso alla Champions League della prossima stagione, ma anche per ritrovare quell’identità offensiva che aveva caratterizzato i momenti migliori della gestione Motta.
La Juventus dovrà lavorare su più fronti: recuperare mentalmente Vlahovic, sfruttare al meglio le caratteristiche di Kolo Muani evitando sovraccarichi, e trovare il modo di far rendere al massimo gli esterni offensivi, componente fondamentale nel sistema di gioco dell’allenatore italo-brasiliano.
Se la difesa continua a rappresentare un punto di forza (nonostante la recente debacle), è l’attacco che deve ritrovare brillantezza per consentire alla Vecchia Signora di concludere la stagione centrando l’obiettivo minimo della qualificazione alla massima competizione europea.